Agli albori di Internet in pochi mettevano in dubbio la bontà della nuova tecnologia, tanto da arrivare a considerarla un universo parallelo da plasmare a proprio piacimento per creare un’utopia libertaria. Citando uno dei più entusiasti sostenitori di questa visione – l’attivista John Perry Barlow, membro fondatore della Electronic Frontier Foundation – si poteva considerare “the home of the mind”, uno spazio che superava i confini nazionali e sfidava ogni tirannia. Come si legge in A declaration of the independence of cyberspace, testo pubblicato nel 1996, Barlow era sinceramente convinto che quello digitale fosse un mondo “a cui chiunque può accedere senza alcun privilegio o pregiudizio legato alla razza, al potere economico, alla forza militare o al luogo di nascita”.